L'Anima dei Quartieri - Vol.2
Cosa significa “quartiere”?
Il termine ha origini lontane e risale all’epoca romana, quando identificava le quattro aree in cui la centuria (area sufficiente a garantire la sopravvivenza di 100 legionari congedati trasformati in coloni) veniva suddivisa dall’incrocio tra il cardo e il decumano massimo. Nel punto di intersezione tra i due assi principali che attraversavano la città si trovava il Foro, fulcro della vita politica, sociale ed economica.
Cosa definisce un quartiere?
Il significato di quartiere risale all’epoca romana, quando identificava le quattro aree in cui la centuria (area sufficiente a garantire la sopravvivenza di 100 legionari congedati trasformati in coloni) veniva suddivisa dall’incrocio tra il cardo e il decumano massimo e alla cui intersezione corrispondeva il foro, cuore della vita politica sociale ed economica dell’insediamento.
A cavallo tra XIX e XX secolo, a seguito dello sviluppo industriale, la città antica all’interno dell’ansa del fiume, che non bastava più a contenere la richiesta impellente di nuovi alloggi, diventava essa stessa il foro. Di conseguenza i quartieri si espansero spontaneamente all’esterno delle mura, sviluppandosi attorno agli insediamenti produttivi.
Cosa si intende, invece, con “anima” di un quartiere?
Mi piace immaginare i quartieri come degli organismi viventi, dotati di un cervello (scuole e biblioteche), un cuore pulsante (la piazza), arterie (le strade) e polmoni (i parchi) attraversato e nutrito dalla linfa (le persone e le attività che lo animano).
Proprio come gli esseri viventi i quartieri hanno una loro storia: nascono, crescono e si trasformano, quello che osserviamo oggi non è esattamente quello che esisteva 10, 100 o 1000 anni fa e sicuramente non lo sarà in futuro.
Un elemento utile a ricostruire lo spirito che animava un luogo in un determinato momento/contesto storico può essere la toponomastica che, inevitabilmente, si adatta all’evoluzione della società.
Che importanza hanno quindi i nomi delle strade? Cosa ci raccontano?
I toponimi sono la nostra eredità culturale, ciò che decidiamo di tenere del passato e ci orientano, non solo topograficamente ma anche a livello identitario, agendo in modo diffuso e inconscio.
Coloro che tendono a condividere un sistema di valori, infatti, sono spinti da questa comunanza/affinità ad inserirsi nella medesima area urbana, creando all’interno delle città delle vere e proprie “regioni morali” i cui abitanti avranno certamente in comune i fondamentali orientamenti di valore.
I luoghi sono lo specchio delle persone che li vivono e viceversa, sono interconnessi e si condizionano a vicenda, motivo per cui abbiamo ritenuto imprescindibile rappresentarli entrambi.
La curiosità che ha messo in moto l’intero processo creativo è partita dalle domande: siamo figli dei nostri quartieri? Che impronta ci lasciano e a nostra volta lasciamo in quei luoghi?
Dopo una prima fase di ricerca attraverso lo studio della toponomastica e della storia dei quartieri, siamo giunti ad elaborare una sintesi sull’anima di quei luoghi all’epoca della loro nascita e del loro sviluppo. È poi seguita la fase delle uscite sul campo per documentare l’assetto attuale dei quartieri e cercare visivamente le tracce dell’impronta originaria o gli eventuali mutamenti dovuti all’evolversi della città fino ai giorni nostri.
Gli autori, attraverso una selezione di immagini più rappresentative che estetiche, tentano di restituire una sintesi dell’anima odierna dei quartieri presi in esame, senza esprimere giudizi.
Questo lavoro non pretende di dare risposte ma si propone esclusivamente di stimolare in chi osserva, riflessioni sui legami che intessiamo con i luoghi che ci ospitano e di cristallizzare nel tempo, la configurazione attuale di organismi in continua evoluzione e trasformazione.
Gaia Goattin
Il libro è costituito da 13 capitoli quanti sono i quartieri indagati:
1 - Quinzano a cura di Elena Campedelli
2 - Avesa a cura di Barbara Boni
3 - Montorio a cura di Francesca Capobianco e Agata Vacca
4 - San Michele Extra a cura di Gaia Goattin
5 - San Pio X, Biondella e Santa Croce a cura di Luca Sandrini
6 - Rione Filippini a cura di Gianluca De Santi
7 - Rione Carega a cura di Alessandro Soffiati
8 - Cittadella a cura di Serena Bottura
9 - Borgo Roma: Primo Maggio e Polidore a cura di Patrizia Sonato e Livio Nogarin
10 - Golosine a cura di Daria Morgon
11 - Borgo Milano a cura di Mara Balabio
12 - Borgo Nuovo a cura di Daniel Danila
13 - Zai a cura di Daria Morgon
Il termine ha origini lontane e risale all’epoca romana, quando identificava le quattro aree in cui la centuria (area sufficiente a garantire la sopravvivenza di 100 legionari congedati trasformati in coloni) veniva suddivisa dall’incrocio tra il cardo e il decumano massimo. Nel punto di intersezione tra i due assi principali che attraversavano la città si trovava il Foro, fulcro della vita politica, sociale ed economica.
Cosa definisce un quartiere?
Il significato di quartiere risale all’epoca romana, quando identificava le quattro aree in cui la centuria (area sufficiente a garantire la sopravvivenza di 100 legionari congedati trasformati in coloni) veniva suddivisa dall’incrocio tra il cardo e il decumano massimo e alla cui intersezione corrispondeva il foro, cuore della vita politica sociale ed economica dell’insediamento.
A cavallo tra XIX e XX secolo, a seguito dello sviluppo industriale, la città antica all’interno dell’ansa del fiume, che non bastava più a contenere la richiesta impellente di nuovi alloggi, diventava essa stessa il foro. Di conseguenza i quartieri si espansero spontaneamente all’esterno delle mura, sviluppandosi attorno agli insediamenti produttivi.
Cosa si intende, invece, con “anima” di un quartiere?
Mi piace immaginare i quartieri come degli organismi viventi, dotati di un cervello (scuole e biblioteche), un cuore pulsante (la piazza), arterie (le strade) e polmoni (i parchi) attraversato e nutrito dalla linfa (le persone e le attività che lo animano).
Proprio come gli esseri viventi i quartieri hanno una loro storia: nascono, crescono e si trasformano, quello che osserviamo oggi non è esattamente quello che esisteva 10, 100 o 1000 anni fa e sicuramente non lo sarà in futuro.
Un elemento utile a ricostruire lo spirito che animava un luogo in un determinato momento/contesto storico può essere la toponomastica che, inevitabilmente, si adatta all’evoluzione della società.
Che importanza hanno quindi i nomi delle strade? Cosa ci raccontano?
I toponimi sono la nostra eredità culturale, ciò che decidiamo di tenere del passato e ci orientano, non solo topograficamente ma anche a livello identitario, agendo in modo diffuso e inconscio.
Coloro che tendono a condividere un sistema di valori, infatti, sono spinti da questa comunanza/affinità ad inserirsi nella medesima area urbana, creando all’interno delle città delle vere e proprie “regioni morali” i cui abitanti avranno certamente in comune i fondamentali orientamenti di valore.
I luoghi sono lo specchio delle persone che li vivono e viceversa, sono interconnessi e si condizionano a vicenda, motivo per cui abbiamo ritenuto imprescindibile rappresentarli entrambi.
La curiosità che ha messo in moto l’intero processo creativo è partita dalle domande: siamo figli dei nostri quartieri? Che impronta ci lasciano e a nostra volta lasciamo in quei luoghi?
Dopo una prima fase di ricerca attraverso lo studio della toponomastica e della storia dei quartieri, siamo giunti ad elaborare una sintesi sull’anima di quei luoghi all’epoca della loro nascita e del loro sviluppo. È poi seguita la fase delle uscite sul campo per documentare l’assetto attuale dei quartieri e cercare visivamente le tracce dell’impronta originaria o gli eventuali mutamenti dovuti all’evolversi della città fino ai giorni nostri.
Gli autori, attraverso una selezione di immagini più rappresentative che estetiche, tentano di restituire una sintesi dell’anima odierna dei quartieri presi in esame, senza esprimere giudizi.
Questo lavoro non pretende di dare risposte ma si propone esclusivamente di stimolare in chi osserva, riflessioni sui legami che intessiamo con i luoghi che ci ospitano e di cristallizzare nel tempo, la configurazione attuale di organismi in continua evoluzione e trasformazione.
Gaia Goattin
Il libro è costituito da 13 capitoli quanti sono i quartieri indagati:
1 - Quinzano a cura di Elena Campedelli
2 - Avesa a cura di Barbara Boni
3 - Montorio a cura di Francesca Capobianco e Agata Vacca
4 - San Michele Extra a cura di Gaia Goattin
5 - San Pio X, Biondella e Santa Croce a cura di Luca Sandrini
6 - Rione Filippini a cura di Gianluca De Santi
7 - Rione Carega a cura di Alessandro Soffiati
8 - Cittadella a cura di Serena Bottura
9 - Borgo Roma: Primo Maggio e Polidore a cura di Patrizia Sonato e Livio Nogarin
10 - Golosine a cura di Daria Morgon
11 - Borgo Milano a cura di Mara Balabio
12 - Borgo Nuovo a cura di Daniel Danila
13 - Zai a cura di Daria Morgon